La storia della birra artigianale Italiana

L’ascesa della birra artigianale in Italia inizia nel 1996: all’epoca i birrifici si contavano sulle dita di una mano, si muovevano i primi passi facendo esperienza in casa e qualche trasferta nei paesi dove già da molto tempo si “masticavano” malto e luppolo. Pian piano, dopo anni di viaggi ed intere giornate passate nei garage, il movimento inizia a prendere forma e nei primi anni 2000 i produttori in tutta Italia erano circa cinquanta. Fino al 2008 la birra si vendeva principalmente in fiere di settore, poi la ristorazione iniziò ad inserirla pensando che la bottiglia da 75cl potesse sostituire il vino durante il pasto, ma così non è stato. Circa due anni dopo, nell’aria si inizia a respirare un un’ondata di cambiamento: i produttori si moltiplicano, iniziano a nascere sempre più locali o pub indipendenti, che con il proprio impianto spina possono decidere liberamente quali fusti vendere. Questi sono gli anni dove il movimento inizia a raccogliere i frutti del lavoro fatto, dal 2012 al 2016, ognuno liberava la propria “indipendenza”, birrifici, locali, festival, distributori craft, degustazioni, stili di birra … tutto si moltiplicava!

Nel 2016 sono 20 anni che la birra artigianale si è fatta conoscere in Italia, con circa 800 birrifici attivi e una “filiera” di vendita dal produttore al consumatore che copriva quasi tutta la penisola. Si inizia a vedere anche i primi risultati dalle coltivazioni delle materie prime, il movimento è diventato una realtà e inizia a farsi notare dappertutto al punto che una multinazionale del settore decide di acquistare un birrificio artigianale. Una scelta che divide molto le opinioni del settore innescando reazioni a catena, a distanza di tempo possiamo confermare che alla multinazionale non interessava niente del prodotto, ma è riuscita a rompere gli schemi e “dividere” un settore di cui la forza più grande era quella che unito poteva arrivare più lontano del previsto.

Dal 2017 al 2019 sono stati due anni “riflessivi”, alcune aziende diventano ben strutturate per coprire il mercato, altre iniziavano a fare i conti con le difficoltà di vendita perché il consumatore era più consapevole, anche in questi due anni l’apertura di nuove aziende non si è fermata, raggiungendo quota 1000 birrifici attivi in Italia.

Nel 2020 sappiamo tutti cosa è accaduto, con alcuni passaggi ricostruiamo insieme come il settore si è organizzato. Il primo mese di pandemia sono rimasti tutti a guardare, con la speranza che dopo qualche settimana tutto potesse tornare come prima, ma così non è stato. A quel punto ognuno ha studiato una soluzione per la propria attività: i pub acquistarono i rubinetti spina per pienare le bottiglie ed effettuare l’asporto, i beer shop effettuavano il servizio di delivery, i birrifici ottimizzarono al massimo il propio sito per renderlo un e-commerce è così che anche da un momento di difficoltà, il mondo brassicolo ha saputo rialzarsi, grazie all’estro e la passione che ognuno metteva nel propio lavoro, senza arrendersi.

Sono stati due anni a intermittenza, faticosi, ma anche in questo caso qualcosa di nuovo è stato “insegnato”, la birra in lattina è stata valorizzata, il contenitore tanto disprezzato dai cugini del mondo industriale.

La birra artigianale ha tante sfaccettature ma possiamo dire che in questi trent’anni ha fatto riscoprire una grande varietà di stili e sapori diversi, esistono birre per ogni stagione, con ingredienti d’ogni regione, è una delle bevande più popolari al mondo e oggi possiamo dire che anche la nostra nazione ha creato una tradizione birraria.

VIVA LA BIRRA ARTIGIANALE ITALIANA!